Alcune proposte programmatiche sull’Università
In quella che è stata definita già anni fa all’interno del processo di Bologna dai Ministri dell’Istruzione dei Paesi Europei la società della conoscenza, l’università e la sua organizzazione devono rappresentare un punto focale all’intero dell’azione di un Governo. L’Italia necessita di un rilancio anche per favorire la crescita economica e per fare questo è necessario intervenire perché il lavoro non venga visto come un costo, bensì come la chiave di volta di ogni sistema produttivo, focalizzandosi su uno sviluppo che può essere raggiunto solo tramite un serio investimento nella ricerca, che non può prescindere da una formazione continua e di qualità. Le stesse condizioni attuali del mercato del lavoro nel nostro Paese lo impongono. Il principio che deve guidare la creazione di formazione di qualità deve essere quello della valorizzazione del merito, principio ben differente dal distorto concetto di meritocrazia che tende a premiare solo chi si trovi già nelle condizioni ottimali, in un’ottica esclusiva e non inclusiva. Per tutti questi motivi è necessaria un’inversione di tendenza che porti l’università al centro anche degli investimenti economici. L’università di cui questo Paese ha bisogno è un’università pubblica, realmente accessibile a tutti, che sia un vero luogo di crescita culturale e non un luogo dove vengano solo impartiti insegnamenti nozionistici, è un’università che investe in ricerca per essere il vero motore propulsivo del Paese. È un’università in cui gli studenti siano riconosciuti come veri protagonisti. Queste sono le richieste che l’Unione degli Universitari sottopone a coloro che si candidano a governare l’Italia.
Rappresentanza
Crediamo sia fondamentale il riconoscimento del ruolo sociale dei sindacati universitari e di conseguenza l’apertura di nuovi spazi di confronto sia con il Ministero dell’Università e della Ricerca, sia con il Governo, sia con i singoli Ministeri, sia con i vari Enti sui temi che riguardano la condizione studentesca, anche attraverso l’istituzione di tavoli di trattativa. Riteniamo altresì necessario introdurre una riforma della rappresentanza all’interno degli Organi di Governo universitari locali in modo da garantire maggiore spazio e maggiore peso alle rappresentanze degli studenti. Tutto questo passa a nostro parere attraverso l’approvazione di una legge nazionale sulla rappresentanza studentesca. Crediamo infine necessario procedere ad una riforma del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari che superi la funzione puramente consultiva di questo organo. È necessario avviare una discussione che vada nella direzione di definire tematiche riguardo le quali il parere dell’organo sia obbligatorio e preventivo e tematiche per cui il parere espresso dagli studenti sia vincolante. Si richiede infine di costruire all’interno degli Atenei nuovi spazi di partecipazione democratica, attraverso forme di consultazione della componente studentesca, per garantire anche a questa parte della comunità accademica di essere parte attiva nelle decisioni su didattica, ricerca, diritto allo studio e in generale sul governo e sul funzionamento delle Università.
Statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti
Crediamo che gli studenti non siano meri fruitori di un servizio, ma cittadini della comunità universitaria. Il riconoscimento della soggettività studentesca passa attraverso l’approvazione di uno Statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti. Le nostre università sono spesso ancora non attrezzate rispetto alle esigenze degli studenti portatori di handicap; le condizioni economiche del nostro Paese e le inadeguatezze del sistema di diritto allo studio hanno portato a una crescente diffusione dello studente lavoratore ma pochi sono gli atenei che riconoscono questa figura e che attuino interventi a loro tutela; la multietnicità della società in cui viviamo e l’ottima pratica degli scambi internazionale hanno incrementato la presenza di studenti stranieri. Attraverso lo strumento dello Statuto si dovrà intervenire anche a tutela di queste categorie di studenti che si trovano in condizioni peculiari, e che al momento non solo raramente trovano regolamenti che garantiscano la loro partecipazione attiva alla vita accademica, ma che spesso non sono nemmeno riconosciute. Chiediamo quindi una rapida approvazione di una legge nazionale, con l’obbligo da parte dei singoli Atenei di adeguare ad essa i propri regolamenti e Statuti d’Ateneo.
Diritto allo studio e finanziamenti
Crediamo sia necessario un finanziamento straordinario per il diritto allo studio. È infatti necessario ricominciare ad investire su tutti i capitoli che concorrono a formare un articolato sistema di strumenti di sostegno allo studente. È indispensabile che si incrementino e si migliori la qualità degli alloggi pubblici per gli studenti universitari. Sono necessarie misure che incentivino l’attuazione di servizi quali mense, sconti per i trasporti, agevolazioni per l’acquisto dei libri di testo. Un importante obiettivo da raggiungere nel breve periodo dovrà essere la copertura totale delle borse di studio; inoltre, per garantire l’effettiva mobilità degli studenti, chiediamo che venga introdotto il sistema della borsa di studio preventiva. Ribadendo la nostra contrarietà all’istituto del prestito d’onore, riteniamo però che la sola borsa di studio sia uno strumento di accesso al sapere insufficiente. È necessario riconoscere lo studente come soggetto sociale portatore di diritti indipendentemente dalle condizioni della famiglia d’origine, attraverso la creazione di un sistema di welfare studentesco che abbia carattere di universalità e garantisca l’effettiva autonomia economica dello studente. Chiediamo quindi, come primi elementi che vadano in questa direzione, l’implementazione di una rete di servizi e l’introduzione di una carta di cittadinanza studentesca che garantisca l’accessibilità ai beni culturali. Crediamo inoltre sia importante avviare una riflessione su come possa avvenire la trasformazione da un sistema di welfare studentesco come quello attuale, fondamentalmente assistenzialistico, a un sistema di welfare che coinvolga l’universalità degli studenti, anche ragionando su forme di reddito di formazione. Chiediamo poi una revisione della legge nazionale sul diritto allo studio e l’approvazione di una legge quadro nazionale che definisca i livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale. Chiediamo infine un aumento generale dei finanziamenti alle Università pubbliche, affiancato però da un attento monitoraggio sulla gestione dei fondi assegnati con l’obiettivo di superare gli sprechi che da anni interessano il sistema. Crediamo che in nessun caso il found rising da parte delle Università debba andare a pesare sulla contribuzione studentesca, per questo chiediamo che in nessun modo venga modificato il tetto del 20% sull’FFO stabilito dal DPR 306/97.
Diritto all’accesso
Chiediamo che, così come previsto dalla nostra Carta Costituzionale, venga garantito a tutti di la possibilità di accedere “ai gradi più alti dell’istruzione”. La legge 264/99, ponendo limiti alla possibilità di accedere ad un corso di studi allo scopo di esercitare una determinata professione o anche semplicemente per il proprio arricchimento personale e culturale, si pone in palese contrasto con tale diritto: per questo chiediamo l’abolizione del numero chiuso, l’abrogazione di tale legge e l’approvazione di una nuova legge che liberalizzi l’accesso a tutti i corsi di laurea recependo le Direttive Europee che tendono all’armonizzazione della didattica e il raggiungimento di elevati standard qualitativi in tutto il territorio dell’Unione Europea. Inoltre i decreti attuativi della 270/04, la cosiddetta riforma Moratti, emanati nell’ultima legislazione ed il decreto sui requisiti necessari contengono articoli che possono essere interpretati a favore di una massiccia introduzione di numeri chiusi sotto varie forme. Chiediamo che si vigili e si agisca affinché questo non possa avvenire.
Didattica
Crediamo che si debba intervenire in direzione di una maggiore omogeneità della qualità dell’offerta formativa, dando la garanzia che il valore dei titoli di studio oltre che valore legale abbia anche un valore sostanziale uguale su tutto il territorio nazionale. Riteniamo importante la valorizzazione degli ambiti di ricerca specifici degli atenei e delle attività peculiari da essi realizzabili anche in relazione al loro inserimento nel territorio, ma allo stesso tempo crediamo debbano essere stabiliti standard didattici qualitativi minimi su tutto il territorio nazionale. Chiediamo quindi l’attuazione di forme di coordinamento tra gli Atenei, maggiore attenzione, controllo e valutazione della qualità dell’attività didattica. La valutazione dell’attività didattica che garantisca il raggiungimento degli standard qualitativi minimi dovrà svolgersi su due livelli, prima uno territoriale e poi uno a livello nazionale: chiediamo che a questo proposito si agisca per stimolare il reale funzionamento dei nuclei di valutazione d’ateneo, che si introducano delle agenzie esterne di valutazione in modo da garantire la terzietà dell’ente valutante e che all’interno dei percorsi di valutazione e degli enti di valutazione vengano coinvolti attivamente gli studenti, effettivi fruitori del servizio didattico. Chiediamo che venga tutelata la mobilità per questo è necessaria l’introduzione di parametri maggiormente didattici nei trasferimenti all’interno della medesima classe di laurea e di criteri di riconoscimento dei crediti acquisiti dagli studenti in settori scientifico-disciplinari affini nei trasferimenti tra corsi afferenti a classi di laurea diversi: il riconoscimento dei crediti dovrà essere basato non sul riconoscimento di singoli insegnamenti ma tenendo conto dei settori scientifico-disciplinari di appartenenza e dovrà inoltre essere innalzato l’attuale tetto minimo di riconoscimento crediti del 50%. Sempre in questa direzione crediamo che si dovrebbe agire in direzione di una maggiore omogeneità fra i contenuti delle lauree triennali concentrando le materie legate alle specificità degli atenei all’interno delle lauree specialistiche. Infine chiediamo che nel trasferimento tra gli atenei nel passaggio tra laurea triennale e laurea specialistica il titolo di studi già conseguito venga riconosciuto come unico requisito necessario per accedere alla laurea specialistica.