Cara studentessa, caro studente,

è sorto un nuovo sole, un nuovo progetto: questo nuovo spazio virtuale dedicato allo scambio e al confronto sulle nostre esperienza di vita universitaria.
Raccontaci di diritti negati o inesistenti o di tutto quello che funziona nella tua Università e testimonia le tue esperienze con foto,filmati, vignette e tutto quello che ti viene in mente.
Usalo come un diario dove annotare i tuoi commenti sulla tua mensa, biblioteche,
situazione economica, mezzi di trasporto e spazi sociali.
Tutto quello che vorresti ma ancora non c'è....

Incominciamo a scrivere e a parlare di diritti, domani li faremo diventare realtà...insieme...

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8 maggio davanti a Montecitorio

L’8 maggio si svolge un’udienza importantissima per il ricorso collettivo organizzato dall’Unione degli Universitari per gli studenti che sono rimasti esclusi dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Il caos scoppiato quest’anno sullo svolgimento dei test d’ingresso a Medicina e Chirurgia, con le tante segnalazione giunte ai giornali e all’Unione degli Universitari, il riconoscimento da parte del Consiglio di Stato che una delle domande nel test d’ingresso di Odontoiatria è errata, testimoniano come il sistema dei quiz per “selezionare” l’ingresso all’Università è fallimentare e va superato.
Si assiste a una situazione di totale illegalità che va ad aumentare la negazione del diritto allo studio già determinata dall’istituto stesso del test d’ingresso

Ma in questa giornata le Studentesse e gli Studenti non si limitano ad attendere l’esito di un percorso giudiziario, chiedono che si affronti un problema ben più ampio, quello di una riforma sostanziale e complessiva del sistema di accesso all’università. Le barriere formali e sostanziali al ingresso sono sempre più rigide, come Studentesse e Studenti dobbiamo lottare fortemente per garantire a tutte e tutti il libero accesso “ai gradi più alti dell’istruzione” così come previsto dall’Art. 34 della nostra Costituzione. Nel nostro paese c’è ancora una relazione diretta tra il titolo di studio dei genitori e quello dei figli, indice di una forte rigidità sociale a cui né la scuola né l’università sono riuscite a dare risposta. Per questo ci opponiamo a qualsiasi meccanismo di selezione all’accesso a tutti i corsi di laurea. E per questo riteniamo che il decreto che introduce l’attribuzione di un punteggio sulla base dei voti riportati nel ciclo secondario superiore ha aggravato ulteriormente la situazione. Lo studente deve essere valutato solo in base al suo percorso universitario, senza precludere a nessuno la possibilità di formarsi! Le Direttive europee in materia prevedono soltanto il raggiungimento di standard qualitativi elevati della formazione e non forme di programmazione degli iscritti anche per i corsi che ora in Italia sono obbligatoriamente a numero chiuso in base a una legge nazionale (medicina e chirurgia, veterinaria, odontoiatria e protesi dentaria, architettura, scienze della formazione primaria e scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario). La legge 264/99, lasciando i margini per una diffusione indiscriminata del numero chiuso, anche in altri corsi di laurea, limita fortemente il libero accesso al sapere e discrimina gli studenti sulla base delle competenze iniziali. Oltre alla 264/99 altre barriere sono in arrivo: con l’applicazione della Riforma della didattica Mussi-Moratti, che prevede la possibilità per gli Atenei di mettere fortissimi sbarramenti di tipo curriculare sia alle triennali sia alle specialistiche, e con il Decreto Ministeriale che attribuisce al Ministro dell’Università il compito di decidere in maniera autoritaristica del destino di ogni corso di laurea in ogni ateneo. Abbiamo chiesto ai precedenti Ministri dell’Università, e continuiamo a chiedere, l’abrogazione della 264/99. È una legge che va abolita anche perché esplicita sostanzialmente la scarsa volontà di investire sul sistema universitario. Nella società della conoscenza diventa fondamentale per lo sviluppo di un Paese la capacità di produrre nuovi saperi e di diffonderli il più possibile, attraverso un sistema universitario di qualità e di massa, che sappia coniugare attività di didattica e ricerca di alto livello: sono necessari quindi, da un lato, finanziamenti adeguati alla maggiore richiesta di formazione che viene dalle giovani generazioni e, dall’altro, l’eliminazione di tutte le barriere formali e sostanziali all’accesso ai saperi. Chiediamo con forza a tutto il Parlamento di impegnarsi per l’abrogazione della 264/99, per una nuova legge sull’accesso all’università e per l’aumento dei finanziamenti per didattica, ricerca e diritto allo studio.

TI ASPETTIAMO DAVANTI A MONTECITORIO L' 8 MAGGIO ALLE ORE 11.00

PER QUALSIASI INFORMAZIONE E PER ADERIRE ALLA MANIFESTAZIONE MANDA UN'EMAIL A ORGANIZZAZIONE@UDU.IT

PRIME ADESIONI: RETE DEGLI STUDENTI (REDS), FLC-CGIL, FEDERCONSUMATORI, STUDENTI PER- SINDACATO STUDENTESCO PADOVA, UNIONE DEGLI STUDENTI(UDS), ASSOCIAZIONE IL MANCINO

Corpo in Affitto

ImageLe recenti indagini di Repubblica e Studenti.it hanno fatto tornare a galla il fenomeno sempre più diffuso della vendita del proprio corpo come strumento di pagamento degli studi.

Si va dal fenomeno delle camgirl a quello delle cubiste e delle spogliarelliste, fino a quello che può essere definito come vera e propria prostituzione.

Basta girare nel web tra gli annunci rivolti agli studenti in cerca di appartamenti da prendere in affitto per comprendere il fenomeno: le richieste che destano il maggiore sospetto sono quelle in cui vengono richieste forme di “pagamenti particolari”, “pagamenti in natura” e sempre rivolte esclusivamente a “giovani ragazze”, per lo più “di bella presenza”.

Dalle inchieste si comprende come il fenomeno sia un enorme sottobosco in via di espansione visto che basta inserire nelle bacheche on line un annuncio in cui si dichiara di essere giovane e di sesso femminile, nonché di essere disponibile a “fare compagnia” per ricevere decine di contatti.

Dall’inchiesta è dimostrato come dietro questi annunci vi siano uomini i quali richiedono prestazioni sessuali. Dietro lo scandalo e il clamore si pone il drammatico problema sociale che investe, per l’ennesima volta, l’università.

Se da anni combattiamo contro il fenomeno del lavoro –soprattutto in nero- come strumento di pagamento per gli studi in un paese che dovrebbe garantire a tutti le possibilità per laurearsi, possiamo dire, questa volta, che davanti a giovani costretti alla prostituzione il nostro sistema universitario tocca davvero il fondo, soprattutto di fronte alla mancanza di reazione davanti a dati che parlano chiaro.

Secondo un’inchiesta di StudentiMagazine sono circa 75000 le ragazze che usano il proprio corpo e circa 2000 quelle che fanno sesso per il pagamento degli studi, dati che obbligano la politica e le istituzioni a prendere provvedimenti. In questi giorni di campagna elettorale, in cui sembra che l’Università sia stata completamente dimenticata dal dibattito politico, crediamo che sarebbe necessario iniziar a parlare di come rendere davvero efficace quell’articolo della nostra Costituzione troppo spesso disatteso in cui si parla del diritto per i capaci e meritevoli, seppur privi degli strumenti economici, di poter completare gli studi. Ebbene, noi dell’Unione degli Universitari, crediamo che bisogni ripartire da un aumento dell’investimento all’Università pubblica, al diritto allo studio, che vengano costruite nuove case dello studente e che vengano riaggiornati i livelli essenziali delle prestazioni che le Regioni e le Università devono rispettare per un reale ed effettivo diritto allo studio.

Noi dell’UdU invitiamo tutti coloro che, per il pagamento degli studi, hanno venduto il proprio corpo o che hanno ricevuto una richiesta simile, a raccontarci la propria storia: vogliamo raccoglierle per denunciare al paese questo nuovo dramma sul quale vengono chiusi vergognosamente gli occhi.

Le proposte dell'Unione degli Universitari ai Partiti Politici

Alcune proposte programmatiche sull’Università
In quella che è stata definita già anni fa all’interno del processo di Bologna dai Ministri dell’Istruzione dei Paesi Europei la società della conoscenza, l’università e la sua organizzazione devono rappresentare un punto focale all’intero dell’azione di un Governo. L’Italia necessita di un rilancio anche per favorire la crescita economica e per fare questo è necessario intervenire perché il lavoro non venga visto come un costo, bensì come la chiave di volta di ogni sistema produttivo, focalizzandosi su uno sviluppo che può essere raggiunto solo tramite un serio investimento nella ricerca, che non può prescindere da una formazione continua e di qualità. Le stesse condizioni attuali del mercato del lavoro nel nostro Paese lo impongono. Il principio che deve guidare la creazione di formazione di qualità deve essere quello della valorizzazione del merito, principio ben differente dal distorto concetto di meritocrazia che tende a premiare solo chi si trovi già nelle condizioni ottimali, in un’ottica esclusiva e non inclusiva. Per tutti questi motivi è necessaria un’inversione di tendenza che porti l’università al centro anche degli investimenti economici. L’università di cui questo Paese ha bisogno è un’università pubblica, realmente accessibile a tutti, che sia un vero luogo di crescita culturale e non un luogo dove vengano solo impartiti insegnamenti nozionistici, è un’università che investe in ricerca per essere il vero motore propulsivo del Paese. È un’università in cui gli studenti siano riconosciuti come veri protagonisti. Queste sono le richieste che l’Unione degli Universitari sottopone a coloro che si candidano a governare l’Italia.
Rappresentanza
Crediamo sia fondamentale il riconoscimento del ruolo sociale dei sindacati universitari e di conseguenza l’apertura di nuovi spazi di confronto sia con il Ministero dell’Università e della Ricerca, sia con il Governo, sia con i singoli Ministeri, sia con i vari Enti sui temi che riguardano la condizione studentesca, anche attraverso l’istituzione di tavoli di trattativa. Riteniamo altresì necessario introdurre una riforma della rappresentanza all’interno degli Organi di Governo universitari locali in modo da garantire maggiore spazio e maggiore peso alle rappresentanze degli studenti. Tutto questo passa a nostro parere attraverso l’approvazione di una legge nazionale sulla rappresentanza studentesca. Crediamo infine necessario procedere ad una riforma del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari che superi la funzione puramente consultiva di questo organo. È necessario avviare una discussione che vada nella direzione di definire tematiche riguardo le quali il parere dell’organo sia obbligatorio e preventivo e tematiche per cui il parere espresso dagli studenti sia vincolante. Si richiede infine di costruire all’interno degli Atenei nuovi spazi di partecipazione democratica, attraverso forme di consultazione della componente studentesca, per garantire anche a questa parte della comunità accademica di essere parte attiva nelle decisioni su didattica, ricerca, diritto allo studio e in generale sul governo e sul funzionamento delle Università.
Statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti
Crediamo che gli studenti non siano meri fruitori di un servizio, ma cittadini della comunità universitaria. Il riconoscimento della soggettività studentesca passa attraverso l’approvazione di uno Statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti. Le nostre università sono spesso ancora non attrezzate rispetto alle esigenze degli studenti portatori di handicap; le condizioni economiche del nostro Paese e le inadeguatezze del sistema di diritto allo studio hanno portato a una crescente diffusione dello studente lavoratore ma pochi sono gli atenei che riconoscono questa figura e che attuino interventi a loro tutela; la multietnicità della società in cui viviamo e l’ottima pratica degli scambi internazionale hanno incrementato la presenza di studenti stranieri. Attraverso lo strumento dello Statuto si dovrà intervenire anche a tutela di queste categorie di studenti che si trovano in condizioni peculiari, e che al momento non solo raramente trovano regolamenti che garantiscano la loro partecipazione attiva alla vita accademica, ma che spesso non sono nemmeno riconosciute. Chiediamo quindi una rapida approvazione di una legge nazionale, con l’obbligo da parte dei singoli Atenei di adeguare ad essa i propri regolamenti e Statuti d’Ateneo.
Diritto allo studio e finanziamenti

Crediamo sia necessario un finanziamento straordinario per il diritto allo studio. È infatti necessario ricominciare ad investire su tutti i capitoli che concorrono a formare un articolato sistema di strumenti di sostegno allo studente. È indispensabile che si incrementino e si migliori la qualità degli alloggi pubblici per gli studenti universitari. Sono necessarie misure che incentivino l’attuazione di servizi quali mense, sconti per i trasporti, agevolazioni per l’acquisto dei libri di testo. Un importante obiettivo da raggiungere nel breve periodo dovrà essere la copertura totale delle borse di studio; inoltre, per garantire l’effettiva mobilità degli studenti, chiediamo che venga introdotto il sistema della borsa di studio preventiva. Ribadendo la nostra contrarietà all’istituto del prestito d’onore, riteniamo però che la sola borsa di studio sia uno strumento di accesso al sapere insufficiente. È necessario riconoscere lo studente come soggetto sociale portatore di diritti indipendentemente dalle condizioni della famiglia d’origine, attraverso la creazione di un sistema di welfare studentesco che abbia carattere di universalità e garantisca l’effettiva autonomia economica dello studente. Chiediamo quindi, come primi elementi che vadano in questa direzione, l’implementazione di una rete di servizi e l’introduzione di una carta di cittadinanza studentesca che garantisca l’accessibilità ai beni culturali. Crediamo inoltre sia importante avviare una riflessione su come possa avvenire la trasformazione da un sistema di welfare studentesco come quello attuale, fondamentalmente assistenzialistico, a un sistema di welfare che coinvolga l’universalità degli studenti, anche ragionando su forme di reddito di formazione. Chiediamo poi una revisione della legge nazionale sul diritto allo studio e l’approvazione di una legge quadro nazionale che definisca i livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale. Chiediamo infine un aumento generale dei finanziamenti alle Università pubbliche, affiancato però da un attento monitoraggio sulla gestione dei fondi assegnati con l’obiettivo di superare gli sprechi che da anni interessano il sistema. Crediamo che in nessun caso il found rising da parte delle Università debba andare a pesare sulla contribuzione studentesca, per questo chiediamo che in nessun modo venga modificato il tetto del 20% sull’FFO stabilito dal DPR 306/97.
Diritto all’accesso

Chiediamo che, così come previsto dalla nostra Carta Costituzionale, venga garantito a tutti di la possibilità di accedere “ai gradi più alti dell’istruzione”. La legge 264/99, ponendo limiti alla possibilità di accedere ad un corso di studi allo scopo di esercitare una determinata professione o anche semplicemente per il proprio arricchimento personale e culturale, si pone in palese contrasto con tale diritto: per questo chiediamo l’abolizione del numero chiuso, l’abrogazione di tale legge e l’approvazione di una nuova legge che liberalizzi l’accesso a tutti i corsi di laurea recependo le Direttive Europee che tendono all’armonizzazione della didattica e il raggiungimento di elevati standard qualitativi in tutto il territorio dell’Unione Europea. Inoltre i decreti attuativi della 270/04, la cosiddetta riforma Moratti, emanati nell’ultima legislazione ed il decreto sui requisiti necessari contengono articoli che possono essere interpretati a favore di una massiccia introduzione di numeri chiusi sotto varie forme. Chiediamo che si vigili e si agisca affinché questo non possa avvenire.
Didattica
Crediamo che si debba intervenire in direzione di una maggiore omogeneità della qualità dell’offerta formativa, dando la garanzia che il valore dei titoli di studio oltre che valore legale abbia anche un valore sostanziale uguale su tutto il territorio nazionale. Riteniamo importante la valorizzazione degli ambiti di ricerca specifici degli atenei e delle attività peculiari da essi realizzabili anche in relazione al loro inserimento nel territorio, ma allo stesso tempo crediamo debbano essere stabiliti standard didattici qualitativi minimi su tutto il territorio nazionale. Chiediamo quindi l’attuazione di forme di coordinamento tra gli Atenei, maggiore attenzione, controllo e valutazione della qualità dell’attività didattica. La valutazione dell’attività didattica che garantisca il raggiungimento degli standard qualitativi minimi dovrà svolgersi su due livelli, prima uno territoriale e poi uno a livello nazionale: chiediamo che a questo proposito si agisca per stimolare il reale funzionamento dei nuclei di valutazione d’ateneo, che si introducano delle agenzie esterne di valutazione in modo da garantire la terzietà dell’ente valutante e che all’interno dei percorsi di valutazione e degli enti di valutazione vengano coinvolti attivamente gli studenti, effettivi fruitori del servizio didattico. Chiediamo che venga tutelata la mobilità per questo è necessaria l’introduzione di parametri maggiormente didattici nei trasferimenti all’interno della medesima classe di laurea e di criteri di riconoscimento dei crediti acquisiti dagli studenti in settori scientifico-disciplinari affini nei trasferimenti tra corsi afferenti a classi di laurea diversi: il riconoscimento dei crediti dovrà essere basato non sul riconoscimento di singoli insegnamenti ma tenendo conto dei settori scientifico-disciplinari di appartenenza e dovrà inoltre essere innalzato l’attuale tetto minimo di riconoscimento crediti del 50%. Sempre in questa direzione crediamo che si dovrebbe agire in direzione di una maggiore omogeneità fra i contenuti delle lauree triennali concentrando le materie legate alle specificità degli atenei all’interno delle lauree specialistiche. Infine chiediamo che nel trasferimento tra gli atenei nel passaggio tra laurea triennale e laurea specialistica il titolo di studi già conseguito venga riconosciuto come unico requisito necessario per accedere alla laurea specialistica.

Visti da lontano

Tratto da Repubblica.it

ROMA - Sarà anche il Belpaese, ricco di storia e bellezze artistiche, ma venirci a studiare è un vero inferno. A stroncare l'Italia e il suo sistema universitario sono gli studenti stranieri del progetto Erasmus che hanno scelto la Penisola per il loro periodo di formazione all'estero. La fotografia che emerge da un questionario realizzato dalla free press "Studenti Magazine" e dall'associazione "Erasmus Student network Italia" è davvero impietoso, ma difficilmente contestabile. Il nostro paese, sottolineano i 1500 giovani interpellati provenienti da 28 paesi diversi e distribuiti in 27 diverse città italiane, è "costosissimo", "incapace di garantire un alloggio a prezzi contenuti" e un posto "dove l'inglese è una lingua di cui si fa a meno". Il problema più sentito è il costo della vita. L'83% degli intervistati dichiara di spendere di più in Italia rispetto al proprio paese. La voce più costosa è al solito l'affitto (per il 69%). Seguono il cibo per il 14,4% e il divertimento per il 12,6. Il 4% trova invece particolarmente costosi i libri. A tanto dispendio non corrispondono però atenei all'altezza delle attese. Il 71% degli intervistati ritiene l'università italiana peggiore di quella del proprio paese. Per il 39,6% la ragione principale è il pessimo stato delle strutture. Seguono la scarsità dei servizi web per il 24,4%, la difficoltà nel raggiungere informazioni per il 19,5% e la scarsa professionalità dei professori per il 16,5%. Una larga maggioranza di studenti stranieri (il 66%), una volta arrivata in Italia ha incontrato difficoltà nel trovare un alloggio, condividendo quindi gli stessi problemi dei nostri fuorisede. I problemi più lamentati sono il caro affitti e la fatiscenza dei locali, ma un 20,8% dei partecipanti al questionario denuncia anche il razzismo dei proprietari che non affittano a stranieri.
In un ambiente così ostile a rendere il tutto ancora più problematico è la difficoltà a trovare qualcuno in grado di esprimersi in inglese. Solo l'1,4% degli intervistati ritiene indispensabile conoscere l'inglese in Italia, contro il 46,6% che lo ritiene assolutamente inutile. Eppure l'Italia continua ad esercitare un certo fascino sui giovani universitari di tutta Europa. La ragione, spiegano gli intervistati, è che malgrado i problemi il Belpaese conserva ancora un certo carisma. Ma se il 97% degli studenti spiega di averci scelto perché "sempre attratto dal Belpaese", alla fine del soggiorno solo il 60% vi ritornerebbe ad occhi chiusi.

J'accuse

In una semideserda aula del Polo delle Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Firenze si è tenuta oggi una assemblea indetta dai rappresentanti degli studenti del corso di laurea in Media e Giornalismo (Classe XIV) della facoltà Cesare Alfieri dell'Ateneo Fiorentino. L'assemblea si è trasformata in una autentica conferenza stampa da parte dei cosiddetti rappresentanti i quali hanno esposto, in maniera quasi entusiastica, le magnifiche novità che verranno dall'applicazione dei decreti Mussi nell'Università di Firenze. L'operazione, per quanto riguarda la facoltà di Scienze Politiche, consiste nella cancellazione della Classe XIV che risorgerà sotto forma di Laurea in Scienze Politiche con un lieve indirizzo verso la comunicazione. Questo è un aspetto di una razionalizzazione complessiva che, tra l'altro, porterà all'eliminazione dei professori con contratto a progetto a partire dal prossimo Anno Accademico. Essendo parecchi docenti assunti a progetto titolari di cattedre anche in corsi obbligatori di Media&Giornalismo ed essendoci ancora parecchi studenti da laureare sotto l'ordinamento della Classe XIV, come potranno questi ragazzi conseguire il numero di crediti necessari a raggiungere una laurea di primo livello? Tutto è vago e misterioso. Inoltre, non è molto chiaro in cosa saranno laureati i ragazzi che dal prossimo anno si iscriveranno a Scienze Politiche con l'idea di fare i giornalisti. Ancora di più, non è chiaro come faranno questi ragazzi a specializzarsi in materie della comunicazione magari al di fuori dell'Ateneo Fiorentino: Firene non è l'ombelico del mondo e, magari, tanti studenti non hanno intenzione di rimanerci fino al termine del loro corso di studi. Tuttavia, al di là di questi sofismi, il vero scandalo è la dimostrazione di servilismo messa in scena dagli organizzatori di questa assemblea. Non tenere conto dei problemi che questa razionalizzazione porterà e che sono sopra elencati ma, soprattutto, rispondere in maniera evasiva agli interrogativi posti dai presenti rifugiandosi dietro improbabili e infantili scuse tipo "Noi studenti non contiamo un cazzo" oppure, "L'abbiamo fatto per voi, nell'interesse di tutti" ha dimostrato come la rappresentanza studentesca media nelle università italiane non sia all'altezza del compito. Soprattutto, noi studenti paghiamo un saccco di tasse. Ne paghiamo parecchie, soprattutto a Firenze e non è che il nostro ateneo navighi in acque finanziariamente buone. Sarebbe bastato minacciare di non pagare le tasse e, sicuramente, l'indirizzo amministrativo se non politico dell'Ateneo avrebbe preso un'altra direzione. Ma questa operazione non è possibile perchè è sulla finanza universitaria che i movimenti studenteschi fiorentini vivono. E' con la finanza universitaria che vengono pagate centinaia di iniziative l'anno e, quando l'università non eroga contanti, magari fornisce stanze e, in generale servizi che hanno sicuramente un valore economico. A questo punto, vengono spiegate due aspetti di questo ragionamento: in primo luogo, la parola "servilismo" in secondo, le scuse che anniamo definito "improbabili" e "puerili". Un corso di laurea sta per scomparire e la stessa fine rischia di fare un ateneo con una storia e una tradizione. Noi studenti siamo in attesa di novità mentre i nostri soldi che, magari, rappresentano dei sacrifici fatti da genitori che vivono lontano da Firenze, continuano a sostenere un ateneo e la sua rete clientelare. Io credo che qualcosa si possa fare, che si possano migliorare le cose nell'università italiana. Tuttavia, è necessario che una buona parte di chi rappresenta gli studenti abbia una visione del mondo universitario più chiara. Anzi, è necessario che chi rappresenta gli studenti la sviluppi, una visione del mondo universitario in quanto, senza questo primo passo, sarà difficile interpretare davvero le necessità degli studenti. Sicuramente tanti rappresentanti faranno bene il proprio lavoro. Sicuramente queste sono generalizzazioni che non riflettono in modo pieno la realtà. Ci sono miliardi di frasi da scrivere iniziando con "sicuramente" , ma la realtà rimane sotto gli occhi di tutti e non è che le chiacchiere possano cambiare una situazione che sicuramente ha dei responsabili ben precisi i quali sono certamente esponenti del mondo accademico, ma, altrettanto certamente, esponenti del mondo studentesco troppo impegnati in tatticismi prori deii partiti di trenta o quaranta anni fa. E' ora di svegliarsi. Noi studenti contiamo. Siamo noi che, con i nostri soldi e con le nostre iscrizioni, teniamo per le palle il sistema. E' ora che comincuiamo a servirsi di questo potere servendocene in maniera giusta.

Francesco Piccinelli - Università di Firenze

Mal di scuola at Anto’stuff

Mal di scuola at Anto’stuff

E' proprio questo il libro segnalato da Anto'stuff.
Un'analogia tra la disfatta della scuola e la guerra dei giapponesi sull'isola del Pacifico.
Cos'è che attanaglia gli studenti?Cos'è che fa venire il mal di scuola?

Altro libro interessante da segnalare è "tre strade per scuola" in cui l'autore racconta attraverso il suo alter ego il dramma occidentale della scuola.
Mi trovo molto concorde con quanto scritto nel libro. Per una breve analisi del libro potete visitare qui


Buona lettura!